Letteralmente: "unione della vita in pace", Hoi An, questa cittadina romantica, composta da casette in stile tutto particolare, un misto di architettura giapponese, cinese, vietnamita e coloniale, stradine pedonali, porticciolo, reti dei pescatori, pagode, lanterne colorate appese in ogni dove e, di sera, lanterne di carta che galleggiano e scorrono indolenti sul fiume, che attraversa la città e che ne ha rappresentato la fortuna, ma anche la decadenza (che a sua volta è stata però la salvezza di questo borgo, poi vi spiego).
Una cittadina pacifica, bollente (siamo sui 37 gradi con 70-80% di umidità), dove si può cercare refrigerio in uno dei mille cafe o ristoranti, oppure direttamente per strada, con una noce di cocco tagliata e servita fredda, come bevanda (è un cocco un po' diverso da quello a cui siamo abituati noi, è verde e non ha la scorza dura all'esterno. No, purtroppo non l'ho ancora assaggiato!).
Città che la sera viene illuminata dalla miriade di lanterne, che si riflettono sull'acqua calma del fiume...me ne sono innamorata.
Arriviamo ad Hoi An in minibus direttamente da Danang. Strada facendo, il conducente mi consiglia un hotel, in centro, con piscina e tutte le comodità, per 10$. Perché no. Alla fine si rivela non proprio in centrissimo, ma con 10 minuti di passeggiata ci si arriva agilmente. La piscina è piuttosto ridicola, ricavata direttamente nella hall dell'albergo, ma non avrei comunque così tanto tempo per utilizzarla. E la camera è all'ultimo piano, che ha tutto l'aspetto di una sezione dedicata alla lavanderia e al personale.
Ma tutto sommato è comoda, pulita, fresca. E non mi serve altro. Anzi, ha addirittura un frigo! Subito dopo aver lasciato i bagagli si va in centro a mangiare in un ristorante consigliato dalla lonely...stupendo, per carità, e buonissimo anche. Ma gli stessi piatti li posso avere per meno della metà del prezzo in moltissimi altri bei ristoranti!!! Pazienza, quando si è in compagnia bisogna pur adattarsi. E mi bevo un delizioso milkshake di mango e banana....non so se potrò sopravvivere senza mangiare mango tutti i giorni, una volta tornata in Italia!
In città, da visitare, ci sono le "old houses", cioè case abitate dalla stessa famiglia e perciò mantenute intatte per secoli. Oltre al ponte giapponese (vedi foto qui affianco), pagode e qualche museo ovviamente.
Queste case, per quanto molto piccole, sono davvero caratteristiche; costruite in legno scuro, su due piani, senza finestre, per mantenere il fresco all'interno, con giardini interni, ognuna poi con le sue peculiarità. Caratteristica comune: circa ogni paio d'anni il fiume straripa, e l'acqua invade il piano terra...si vedono quindi foto degli abitanti che si muovono in barca all'interno dell'abitazione, molto buffo!
Le pagode sono carine si, niente che mi abbia colpito particolarmente. L'unica particolarità, è che all'interno vi si trovano modellini di navi...
Giustamente essendo un paese in cui la fortuna è basata sulla navigazione fluviale, ciò si rispecchia anche nei luoghi religiosi.
Invece, molto valido è il museo dell'artigianato, dove mettono in scena spettacoli della tradizione vietnamita: musica, danza e canto. Davvero molto interessante! Vorrei poter mettere dei video per rendere l'idea...davvero bello!
La sera, poi, incappiamo in un gioco tradizionale (una specie di bingo) effettuato nella piazzetta principale e ci fermiamo ad assistere. Sembra uno spettacolo, con tanto di musica e canti!
La rende infatti facilmente raggiungibile via mare e fin da subito (II-X secolo) è il cuore del regno Champa. Nei secoli viene raggiunta anche dai mercanti europei (portoghesi, per primi, poi olandesi, inglesi e francesi), oltre che dai vicini geografici: cinesi e giapponesi. Diventa perciò (verso il '500) uno dei più importanti porti commerciali del sud-est asiatico. Ed è per questo che vi si trovano numerose case signorili. A metà del '600, però, uno spostamento del letto del fiume causa l'insabbiamento del porto e la decadenza della cittadina. Lo snodo commerciale si sposta alla vicina Danang. Questo disastro naturale rappresenta però la salvezza di Hoi An, che viene infatti risparmiata dalle distruzioni delle guerre, prima francese, poi americana ed arriva quindi intatta fino a noi.
Lo stesso non si può dire, purtroppo, di My Son, un sito archeologico posto a 50-60km dalla città.
Scoperto casualmente a fine '800 da soldati francesi in ricognizione, rappresenta un sito abitato sin dal IV secolo.
In seguito alla scoperta, inizia il suo recupero e restauro, da parte di francesi e italiani.
Ma nel 1969 un aereo americano bombarda la zona e abbatte quasi tutti gli edifici. Ciò che rimane è comunque interessante e sufficiente, con un po' d'immaginazione, a figurarsi il luogo.
Non ho (e forse nessuno ancora ha) ben capito che tipo di luogo fosse, ma si tratta per lo più di templi e luoghi sacri.
Piccolo, un po' in rovina, ma sono contenta di esserci stata.
Torniamo ad Hoi An in barca e, dopo un frugale pranzo, ci concediamo un dessert che può essere degnamente chiamato europeo (una mousse al cioccolato spettacolare)!
Ultimo giro in centro, poi si riparte nel pomeriggio in bus per Nha Trang. Mi spiace lasciare così presto questa splendida cittadina! Ma sono certa che ci siano tantissimi altri bei posti che mi aspettano!
Ah dimenticavo! Solamente come informazione: Hoi An è anche la città dove ci si può far confezionare un abito su misura per pochi euro! Io non l'ho fatto, ma sembrano molto belli!
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