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mercoledì 11 settembre 2013

22º, 23º giorno: Saigon, la New York vietnamita, in costruzione


Arriviamo dopo pranzo; ho poco tempo da spendere in questa città, purtroppo, e vorrei vedere il più possibile, quindi parto immediatamente a visitare il "palazzo della riunificazione": un palazzo costruito come alloggio del presidente.












Una storia un po' particolare in realtà: costruito nel 1868 dai francesi, rappresentava la residenza del governatore generale della Cocincina.

Venne poi abitato per qualche anno dal presidente vietnamita.
Nel 1963 venne però bombardato da parte del Vietnam del Nord. Il presidente, sopravvissuto, decide di demolire ciò che resta e far ricostruire un palazzo ancora più grande. E stavolta, con un intero piano sotterraneo adibito a bunker antiaereo e a centro di comando di emergenza, con tanto di uffici per la crittografia, cartine militari, stanze per il presidente etc.












Quel presidente, però, non ci visse mai, visto che venne ucciso qualche mese dopo durante un golpe.
Il presidente successivo ci visse invece ben 8 anni, prima di scappare precipitosamente in Taiwan. Dopo di lui, gli inquilini successivi lo abitarono rispettivamente per 48 e per 24 ore!!!




Nonostante questa travagliata storia, il palazzo è completo di tutto: ufficio del presidente (con passaggio "segreto" diretto verso il bunker sotterraneo),



 sale riunioni, ognuna con un colore prevalente rispetto all'uso a cui era adibita (ad esempio, verde per la sala consultazioni, perché il verde infonde tranquillità), eliporto, un intero settore per l'abitazione del presidente (con tanto di giardino al secondo piano del palazzo) ed infine un intero piano, il terzo, dedicato agli intrattenimenti ludici: cinema, sala da ballo con pianoforte e palco per l'orchestra, sala biliardo, tavolo per giocare a carte...insomma, c'è davvero di tutto.
Finito il tour mi dirigo (sotto un diluvio tropicale) al museo dei residuati bellici: non ci vorrei andare, ma non posso essere a Saigon e non visitarlo. Non ci vorrei andare, perché oltre ai classici carri armati, aerei, etc., la vera collezione del museo è rappresentata dalle foto di guerra. Foto crude e dure, che testimoniano quei 20 anni abbondanti di disumana guerra tra americani e vietcong, le angherie subite dalla popolazione civile, lo spropositato numero di donne e bambini uccisi, come il massacro compiuto da squadre americane in 3-4 villaggi confinanti: in una sola mattina, più di 500 civili giustiziati (decine di donne incinte e neonati compresi). Lo so, è un museo chiaramente di parte, anche i vietcong hanno certamente compiuto crimini disumani. Ma ciò non perdona ciò che qui è stato fatto dagli americani e che è documentato in tutte queste testimonianze fotografiche. Tra cui l'utilizzo dell'agente arancio e delle bombe al napalm, i cui effetti sono tuttora evidenti sulle generazioni nate negli anni successivi, affette da gravi malformazioni genetiche.
Mi chiedo come i vietnamiti possano aver già perdonato tali crimini e ricostruito il paese in soli 40 anni. E come possano parlare di quegli anni bui col sorriso sulle labbra. È davvero incredibile dal mio punto di vista.



Per completare la visita "storica", il giorno seguente visitiamo i Cu Chi tunnels: un reticolo di km di tunnel sotterranei, scavati a mano dai vietnamiti, a Nord di Saigon. Inizialmente, questi tunnel erano stati scavati durante il dominio francese.
Ma durante gli anni di guerra americana sono stati ampliati e hanno rappresentato la base strategica da cui i vietcong attaccavano Saigon e le basi americane. Tanto che per gli americani questa zona era una "free fire zone": ogni cosa che si muovesse era soggetta a bombardamenti e spari. Oltre, ovviamente, al massiccio utilizzo di esfolianti (agente arancio) per distruggere la foresta in cui i vietcong si nascondevano.

I tunnel sono scavati su tre livelli (foto del modellino sotto), con sbocchi direttamente sul fiume, per fuggire e per ricavare l'acqua.
Ma per quest'ultimo fine, i vietcong hanno scavato anche un pozzo all'interno dei tunnel da cui attingere l'acqua, in modo da non doversi esporre all'esterno, agli spari americani.

In questi cunicoli i vietcong vivevano, cucinavano, dormivano...ogni attività poteva essere svolta all'interno, tra cui confezionare armi: le donne incidevano i tronchi di bambù per ottenere delle estremità appuntite. Questi pali venivano poi conficcati all'interno di trappole scavate nel terreno: una sorta di buchi nel terreno, alti un metro e mezzo,con un fondo di pali acuminati. Trappole che tradizionalmente venivano utilizzate per catturare animali; durante la guerra, invece, per uccidere gli americani.
Gli uomini vietcong, invece, si occupavano del riciclaggio delle bombe americane, da cui ricavavano ferro per fabbricare altre trappole di ogni tipo e polvere da sparo.
Tour molto interessante, compresa la "passeggiata" all'interno di un tunnel (100m in un tunnel di circa 1.20m di altezza e 60cm di larghezza): buia, faticosa e claustrofobica.

Il pomeriggio torniamo in città e finisco di visitare i punti di maggior interesse turistico: un tempio indù, Notre Dame (eh già, si chiama proprio così la cattedrale ed è in via Paris...e no, non ha niente a che fare con l'originale, è in mattoni rossi e non una gran bellezza. Però molto interessante, perché è in corso una messa e la gente vi assiste fino fuori dalla chiesa, seduti direttamente sui motorini con cui sono arrivati qui), il municipio, il teatro dell'opera,...


Perché è la New York vietnamita? Grattacieli ovunque, edifici moderni, Starbucks, Coffee Bean & Tea Leaf, locali alla moda, shopping center di lusso (cioè tutte le grandi marche, prevalentemente italiane e francesi), hotel 5* superior, Burger King (stranamente non ho visto alcun Mc Donalds)...insomma, una metropoli occidentale. In cui però puoi trovare, incastonato tra gli edifici più alti, un tempio (come quello dell'imperatore di Giada), dove trovare un angolo di pace dal traffico, nel giardino e di fronte alla vasca che contiene l'immancabile fiore di loto, circondato da tartarughe e pesci gatto, vivi.
Domani invece parto per il delta del  Mekong!




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