Ci dirigiamo immediatamente al museo Tuol Sleng: questo edificio in centro città era una scuola, ma è stato convertito a prigione e centro di torture dai Khmer Rossi.
Collettività che è costretta a lavori forzati nei campi, tutto il giorno e anche per molte ore della notte, che riceve una ciotola di acqua e qualche granello di riso una o a volte due volte al giorno. Moltissime persone muoiono, stremate dalla fatica (lavorano anche anziani e bambini) o da malattie o dalla fame.
E chi è contrario al regime, o semplicemente chi non piace a Pol Pot e ai suoi seguaci (e la lista è lunga, tutte le persone istruite, insegnanti, chi è stato all'estero, chi parla un'altra lingua, chi viene accusato di esser una spia, ...), sostanzialmente chiunque, viene arrestato, imprigionato, torturato per estorcere una confessione di qualsiasi cosa o per fargli accusare altre persone.
Tuol Sleng è una delle principali prigioni utilizzate. Ed è assurdo pensare che questo luogo era un tempo un luogo di insegnamento, una scuola. Nelle stanze adibite a celle sono ancora presenti le lavagne.
Ah perché, dimenticavo, durante il regime le scuole vennero chiuse, ogni forma di istruzione proibita, come anche la moneta, la religione e la proprietà privata. Esisteva solo l'Ankar: la grande famiglia, la collettività.
Una persona può diventare monaco quando lo desidera, anche da bambino. E può tornare ad essere una persona comune quando vuole! Ad esempio, ci racconta, lui è diventato monaco a 12 anni. Ora sta studiando legge. E probabilmente dopo gli studi smetterà di essere monaco, ma ancora non sa cosa deciderà!
Il giorno seguente ci svegliamo presto per visitare il palazzo reale: un po' una delusione perché quasi nulla è visitabile.
Si può guardare solo da fuori.
Ma ne vale comunque la pena, è un complesso maestoso e contiene la famosa pagoda d'argento: il pavimento è davvero ricoperto di piastrelle d'argento. E all'interno è posta una statua di Budda in oro massiccio e diamanti!
Dopo questa piacevole visita ci dirigiamo invece ad un'esperienza forte: visitiamo i campi di sterminio, posti fuori città. Non so come descrivere. È davvero un'esperienza difficile. Ma assolutamente imperdibile, ci insegna cose che non si imparano a scuola. Inoltre la visita è accompagnata da un'audioguida, che raggiunge due scopi: spiegare benissimo il percorso di visita e mantenere i visitatori in un rispettoso silenzio. Non voglio soffermarmi a parlare di questa visita, è macabro. Se volete saperne di più, in internet c'è sicuramente spiegato tutto, si chiama Choeung Ek (http://en.wikipedia.org/wiki/Choeung_Ek) e rappresenta solo uno dei moltissimi campi di sterminio disseminati per il paese. Alcuni forse ancora da scoprire. È circondato da muri di due metri e all'interno si trovano moltissime fosse comuni e uno stupa commemorativo, oltre a bacheche che contengono vestiti e effetti personali ritrovati qui (moltissimi abiti di bambini).
Il pomeriggio vorrei ripartire per il Sud, per arrivare sulla costa. Ma sembra che non ci siano più posti nell'autobus, così mi tocca prendere il successivo, che è all'una di notte. Ma questo mi permette di fare una brevissima visita ad un tempio buddista posto su una collinetta
e al museo di storia nazionale
dove sono contenuti oggetti d'arte Khmer.
Sono stanca morta e ho solo 40 minuti prima dell'ora di chiusura, quindi non riesco a godermi molto la visita, ma almeno sono riuscita a dare un'occhiata a queste belle statue.
Inoltre, in autobus conosco due ragazze con cui passerò il weekend al mare: una spagnola e una tedesca che sono qui in Cambogia a far volontariato in una scuola.
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