Ci dirigiamo immediatamente al museo Tuol Sleng: questo edificio in centro città era una scuola, ma è stato convertito a prigione e centro di torture dai Khmer Rossi.
Breve (per quanto possibile) contestualizzazione storica, per quanto la storia sia davvero ingarbugliata: la Cambogia non si è mai distinta per stabilità dei governi. E diversi regnanti si sono succeduti negli anni, tra colpi di stato, invasioni cinesi, thailandesi (siamesi più che altro) e vietnamite. Approfittando di questa instabilità nel 1975 i Khmer Rossi hanno preso il potere, guidati da un leader paranoico: Pol Pot.
Arrivato al potere, apporta una serie di nuove leggi: il suo fine è di trasformare il paese in uno stato comunista, il cui potere è della classe contadina (solo a livello teorico però, visto che in realtà viene praticamente schiavizzata). E, per ottenerlo, deporta tutta la popolazione nelle zone rurali del paese, rendendo deserte le città, disperdendo i nuclei famigliari in zone totalmente diverse della Cambogia (donne con donne, uomini con uomini) perché la famiglia non esiste più: esiste solo la grande famiglia, formata dalla collettività.
Collettività che è costretta a lavori forzati nei campi, tutto il giorno e anche per molte ore della notte, che riceve una ciotola di acqua e qualche granello di riso una o a volte due volte al giorno. Moltissime persone muoiono, stremate dalla fatica (lavorano anche anziani e bambini) o da malattie o dalla fame.
E chi è contrario al regime, o semplicemente chi non piace a Pol Pot e ai suoi seguaci (e la lista è lunga, tutte le persone istruite, insegnanti, chi è stato all'estero, chi parla un'altra lingua, chi viene accusato di esser una spia, ...), sostanzialmente chiunque, viene arrestato, imprigionato, torturato per estorcere una confessione di qualsiasi cosa o per fargli accusare altre persone.
Ed infine, viene deportato nei campi di sterminio e brutalmente assassinato (le pallottole costano troppo, quindi spesso i soldati usano mezzi molto più primitivi per giustiziare i condannati). Si stima che circa 3 milioni di persone abbiano perso la vita durante i quasi 4 anni di regime. E tutto ciò è accaduto soltanto 40 anni fa. È difficile da credere e anche da capire: cambogiani che uccidono i loro stessi compaesani. Non è una questione di razza, di religione, di politica, di soldi, di niente. Solo la pazzia di un uomo che viene seguito da altri uomini, armati. Pol Pot arriva ad uccidere anche suoi stessi seguaci e addirittura parenti. È inutile dire che uccide anche migliaia di bambini e neonati, non dirò come, perché "per eliminare le erbacce bisogna estirpare le radici".
Tuol Sleng è una delle principali prigioni utilizzate. Ed è assurdo pensare che questo luogo era un tempo un luogo di insegnamento, una scuola. Nelle stanze adibite a celle sono ancora presenti le lavagne.
Ah perché, dimenticavo, durante il regime le scuole vennero chiuse, ogni forma di istruzione proibita, come anche la moneta, la religione e la proprietà privata. Esisteva solo l'Ankar: la grande famiglia, la collettività.
Dopo questa visita provante (oltre all'edificio in sé, sono esposte anche migliaia di foto di persone che vennero rinchiuse qui, anche numerosi bambini) ci aggiriamo per la città e troviamo un tempio buddista. Qui incontriamo un monaco che parla inglese e che si rende disponibile a mostrarci il tempio (che sarebbe già chiuso!) e a rispondere alle mie domande sul buddismo: molto interessante!!
Una persona può diventare monaco quando lo desidera, anche da bambino. E può tornare ad essere una persona comune quando vuole! Ad esempio, ci racconta, lui è diventato monaco a 12 anni. Ora sta studiando legge. E probabilmente dopo gli studi smetterà di essere monaco, ma ancora non sa cosa deciderà!
Il giorno seguente ci svegliamo presto per visitare il palazzo reale: un po' una delusione perché quasi nulla è visitabile.
Si può guardare solo da fuori.
Ma ne vale comunque la pena, è un complesso maestoso e contiene la famosa pagoda d'argento: il pavimento è davvero ricoperto di piastrelle d'argento. E all'interno è posta una statua di Budda in oro massiccio e diamanti!
Dopo questa piacevole visita ci dirigiamo invece ad un'esperienza forte: visitiamo i campi di sterminio, posti fuori città. Non so come descrivere. È davvero un'esperienza difficile. Ma assolutamente imperdibile, ci insegna cose che non si imparano a scuola. Inoltre la visita è accompagnata da un'audioguida, che raggiunge due scopi: spiegare benissimo il percorso di visita e mantenere i visitatori in un rispettoso silenzio. Non voglio soffermarmi a parlare di questa visita, è macabro. Se volete saperne di più, in internet c'è sicuramente spiegato tutto, si chiama Choeung Ek (http://en.wikipedia.org/wiki/Choeung_Ek) e rappresenta solo uno dei moltissimi campi di sterminio disseminati per il paese. Alcuni forse ancora da scoprire. È circondato da muri di due metri e all'interno si trovano moltissime fosse comuni e uno stupa commemorativo, oltre a bacheche che contengono vestiti e effetti personali ritrovati qui (moltissimi abiti di bambini).
Il pomeriggio vorrei ripartire per il Sud, per arrivare sulla costa. Ma sembra che non ci siano più posti nell'autobus, così mi tocca prendere il successivo, che è all'una di notte. Ma questo mi permette di fare una brevissima visita ad un tempio buddista posto su una collinetta
e al museo di storia nazionale
dove sono contenuti oggetti d'arte Khmer.
Sono stanca morta e ho solo 40 minuti prima dell'ora di chiusura, quindi non riesco a godermi molto la visita, ma almeno sono riuscita a dare un'occhiata a queste belle statue.
Inoltre, in autobus conosco due ragazze con cui passerò il weekend al mare: una spagnola e una tedesca che sono qui in Cambogia a far volontariato in una scuola.
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