Varco il confine a piedi, verso mezzogiorno. La guida ci ha lasciato in suolo vietnamita e ci ha detto che ci aspetta dall'altra parte in autobus. Non sembra assolutamente una frontiera: motorini che passano, ragazzini che giocano nel mezzo, persone sedute all'ombra degli alberi lungo la strada...e anche noi, passiamo camminando, guardandoci in giro per cercare di capire dove dobbiamo farci controllare e timbrare il passaporto: ma nessuno ci degna di uno sguardo. Per farla breve, ci ritroviamo in Cambogia senza che nessuno ci abbia fermato. E le guardie nelle casupole ci hanno visto e ignorato. Anche se è evidente che siamo turisti: quattro ragazzi bianchi con enormi zaini sulle spalle!!! Non passiamo certo inosservati!
La cosa mi sembra proprio strana, allora torno indietro all'ultima casetta dove c'è una guardia e mi faccio intendere tra inglese e gesti e infine ottengo i timbri necessari (il visto ce l'aveva già procurato l'agenzia).
Ora resta solo un altro problema: dov'è il bus che doveva aspettarci di qui??? Cominciamo a dubitare della guida...ma la diffidenza dura poco, arriva subito dietro di noi dicendoci che non dovevamo attraversare tutta la frontiera da soli ma aspettarlo un po' prima!! Della parola vietnamita non si può mai dubitare!
E ora, un altro paio d'ore di bus su strade provinciali per arrivare alla capitale: Phnom Penh. Lungo la strada noto già la differenza con il Vietnam: le case sono costruite tutte su palafitte e le persone sono diverse, una pelle più scura, lineamenti differenti: è la popolazione Khmer.
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